martedì 24 settembre 2024

Lavandaie a Vimodrone

 Da piccola sentivo e cantavo questa canzoncina. :

                                               

La bella lavanderina che lava i fazzoletti
Per i poveretti della città
Fai un salto, fanne un altro
Fai la giravolta, falla un'altra volta
Guarda in su, guarda in giù
Dai un bacio a chi vuoi tu

Non sapevo che anni dopo avrei effettuato delle ricerche sulle lavanderine di Vimodrone. Questa era una filastrocca popolare e lo storico Giorgio De Santillana aveva capito che nei miti e nelle fiabe ci sono dei riscontri metafisici. Anche in questa filastrocca.....ma io non voglio qua parlare delle asserzioni filosofiche della filastrocca , bensì di un lavoro molto duro che era appunto quello delle lavandaie e nello specifico di quelle Vimodronesi. 

Nel 2016 a Vimodrone ci fu un recital sui 150 anni di Vimodrone " Dalla nascita del Comune ai giorni nostri", le canzoni del Coro Incanto di Vimodrone ( di cui facevo parte e che purtroppo non c'è più) raccontano il difficile e duro lavoro delle "lavanderine". Il racconto che avevamo scritto era questo :  "Per fare il bucato le donne vimodronesi si recavano al lavatoio pubblico o lungo l'argine del Naviglio dove si trovavano delle pietre (ancora oggi visibili) sulle quali lavavano e risciacquavano in acqua corrente. Tra le due guerre mondiali anche a Vimodrone si svilupparono lavanderie artigianali. Si arrivò a contarne 22. Questa alta concentrazione è comprensibile se si pensa alla facilità con cui potevano procurarsi l'acqua, grazie al passaggio del Naviglio sul nostro territorio. Una lavanderia artigianale era dotata di rudimentali ma efficienti macchine. Una caldaia da 500 litri che forniva acqua a 100°; un cilindro lungo 2,50 m con diametro di 1 m e mezzo che ruotava e permetteva il candeggio, un po' come fa la lavatrice che abbiamo in casa; un torchio per centrifugare. Inoltre erano presenti 3 o 4 pietre che servivano alle lavandaie inginocchiate per una prima passata, obbligatoriamente a mano, per togliere le macchie più ostinate. Indispensabili spazzola, sapone e olio di gomito. Parlando con il maestro di Vimodrone Eugenio Reali (autore del testo del recital) mi raccontò che anche sua mamma era una lavandaia e che il lavatoio pubblico era fortemente utilizzato dalle donne vimodronesi, sulle quali (ahimè) pesava il duro compito del  bucato, così come erano utilizzate le pietre lungo il naviglio Martesana, delle quali resta ancora traccia. Ma i lavandai che svolgevano l'attività presso lavanderie artigianali dotate delle più moderne macchine per il periodo, non parlavano volentieri del lavatoio perché lo consideravano concorrenziale alla propria attività. Caldaie da 500 litri per fornire acqua a 100 gradi, cilindri ruotanti per candeggi e risciacqui e torchi per la strizzatura erano quanto di meglio potesse offrire la tecnologia del periodo. Accanto ad esse, trovava ancora pieno utilizzo il lavaggio a mano su pietra che svolgevano inginocchiati all'interno del "brelin" cioè una cassetta di legno con cuscino per rendere meno dolorosa la posizione in ginocchio. Accanto alle lavanderie non mancava il prato con i fili di acciaio inossidabile che, lucidati per bene, brillavano al sole, necessari per asciugare la biancheria.

Continuando le mie ricerche parlai con lo storico del paese Angelo Sozzani che mi riferì che il primo lavatoio (e non era un lavatoio) si chiamava il “guad” (in milanese piccolo corso d’acqua) ed era più in basso tra l'angolo di via San Remigio con via Piave e li andavano a bere le mucche degli Agnelli. Andava anche la gente a lavare, poi negli anni  '60 fu costruito quell'altro lavatoio (in via Piave 10) ma è stato pochissimo frequentato perché c'erano già le lavatrici .

Luglio 2023 mi recai con una persona del paese (la Sonia) che è molto interessata alla Vimodrone di un tempo, a visitare gli archivi del Golgi Redaelli ex ECA in quanto era presente appunto nei loro archivi una documentazione relativa alla costruzione del lavatoio di via Piave n.10 e non vi dico la mia felicità nel vedere mappe, visure catastali, foto e quant'altro. Una meraviglia, con personale molto disponibile che ci ha dato la possibilità di fotografare tutto ciò che ci interessava. Comunque quel lavatoio è stato costruito tra il 1954 e il 1957 a seguito di una privata scrittura di soppressione di tratta del cavo Tre Fontanili stipulata tra l’ECA e il Comune di Vimodrone . 

Io sono milanese e mia mamma mi raccontava che dove abitava a Milano ( anni 45/60) le lavandaie passavano a ritirare "la roba" da lavare il lunedì e la riportava pulita il giovedì. Questo mi è stato confermato dagli abitanti di Vimodrone.

Mie considerazioni sul lavatoio presente in via Piave n.10 : attualmente il lavatoio è in stato di abbandono, Restaurato potrebbe diventare un luogo di mostre, oltre ad essere l’ultima testimonianza del lavoro dei lavandai vimodronesi. Speriamo in un recupero repentino. Inserisco alcune mie foto del lavatoio presente e se ti è piaciuto il post non fare copia incolla ma condividilo citando la fonte, grazie per il gentile supporto 😊










4 commenti:

  1. Brava complimenti, io ho ricercato i lavatoi della Valtellina.

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  2. Grazie Eleonora. Molto belle le immagini fotografiche. Per quanto riguarda il testo, in quanto autore del copione del recital "150 anni di Vimodrone" ed essendo figlio di lavandai posso dire che è fedele alla realtà.

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